“La questione di sapere se una macchina può sostituirsi all’uomo, con cui i media ci assordano tanto spesso, è […] assurda, dal momento che è il vivente che crea il senso, non il calcolo.”
Nel saggio La tirannia dell’algoritmo, Miguel Benasayag spiega il ruolo sempre più preponderante che oggi svolgono le macchine nelle nostre vite e di cui spesso noi stessi non siamo pienamente consapevoli. L’autore si serve sia di esempi concreti relativi all’attualità sia di rimandi storici e filosofici appartenenti al passato.
Secondo il filosofo, nell’era della “post-democrazia” in cui l’uomo è stato desacralizzato, si tende a delegare sempre più responsabilità di diversa natura (politica, sociale, legata alla propria quotidianità) a macchine che considerano l’uomo come un insieme di dati distinti e non come un “insieme complesso”. La complessità del reale ricca di sfide sociali, ecologiche, politiche, identitarie non è interamente riconducibile a un algoritmo: l’uomo è molto più di una somma di dati e informazioni.
Più che di “colonizzazione” da parte delle macchine nei confronti dell’umanità, Benasayag preferisce parlare di “ibridazione”, ma quest’ultima dovrebbe realizzarsi sempre nel “rispetto del vivente e della cultura”. A questo proposito, è necessario domandarsi se sono realmente necessarie tutte le funzioni che l’uomo ha deciso di affidare alle macchine, poiché il prezzo che potrebbe pagare nel futuro a causa di questa scelta potrebbe rivelarsi estremamente alto.
Ripercorrendo momenti salienti della storia, soprattutto del Novecento, Benasayag descrive il rapporto alquanto simile a una dipendenza che si è venuto a creare tra gli individui e il mondo digitale e le cui conseguenze risultano preoccupanti. In una società apparentemente controllata dal virtuale e dalle macchine, sembra tutto più rassicurante, ma è solo un’illusione: “il vivente esiste, la macchina, al contrario, non fa che funzionare” ed è proprio attraverso il perpetuarsi di tale illusione che “l’umano è diventato il servo della macchina”. Siamo ormai sottoposti a quello che il filosofo definisce un “regime immateriale” e l’unico modo per reagire è ammettere la “realtà della governamentalità algoritmica”.
Il filosofo e psicanalista, in conclusione, propone di reagire a quest’ultima mediante la democratizzazione della democrazia, ristabilendo la conflittualità e mettendo in gioco i propri corpi: l’uomo deve accettare che non può prevedere tutto ciò che accadrà, per questo, è invitato a vivere nell’immanenza per essere capace di abitare “un presente multidimensionale, emancipato dall’immediato e dalla promessa”.
Questa recensione è stata realizzata nell’ambito del corso di Web, e-commerce e metadati per l’editoria di Paola Di Giampaolo. Vedi l’elenco completo degli insegnamenti del Master Professione Editoria.
Miguel Benasayag – La tirannia dell’algoritmo
112 pagg., 13,00 euro – Vita e Pensiero 2020 (Transizioni,70)
ISBN 9788834341421