Un progetto a cura degli allievi dei master in editoria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Nuovi libri per giovani lettori: Giusy Scarfone racconta il lavoro dell’editor al Castoro

Rossana Saullo

Professione Editoria

“Faccio il mestiere più bello del mondo, può sembrare una frase fatta ma è così.” Tra albi illustrati, prime letture e narrativa, Giusy Scarfone, ex allieva del master, racconta il mondo di una (junior) editor di narrativa per ragazzi.

La prima domanda sorge spontanea: cosa fa una junior editor di narrativa per bambini e ragazzi? C’è qualche differenza tra editor e junior editor?

L’unica differenza tra i due ruoli è l’esperienza: entri come junior editor e poi col tempo diventi senior. Io sono la più giovane del gruppo delle editor, le altre due persone con cui lavoro non solo sono più grandi di me ma hanno anche più esperienza. A parte questo svolgo lo stesso lavoro di un editor a tutti gli effetti: leggo i manoscritti, le nuove proposte, entro in contatto con gli autori, lavoro sul testo assieme a loro.

Qual è la parte più divertente del tuo lavoro, quella che ti affascina di più?

La parte più divertente o più gratificante del mio lavoro probabilmente è scoprire un nuovo autore o trovare un testo che fa dire “questo testo dobbiamo farlo per forza noi!”. In quel momento si prova un brividino, un’emozione che ti fa dire “faccio il lavoro più bello del mondo”. È elettrizzante perché sei tu a lavorare sul testo e a seguirlo in prima persona.

E il processo di lavorazione dell’opera?

Anche questo è uno degli aspetti più interessanti del mio lavoro. Si parte da un file word che, molto spesso, è pieno di problematiche; sotto le problematiche però c’è quel qualcosa per cui vale la pena dire “ci lavoriamo”. All’inizio sembra inimmaginabile che quel file word diventerà un libro fisico. Da materia quasi grezza viene fuori un libro, un oggetto fisico che va in libreria, che tu hai letto, che altri leggeranno.

Com’è il rapporto con l’autore?

La cosa un po’ speciale dell’essere editor è il rapporto che si instaura con l’autore. Per fare questo lavoro è importante essere molto empatici, molto caldi nei confronti degli scrittori. Bisogna tener presente che quello su cui stai lavorando non è tuo, ma suo. Perciò quando ci lavori e vuoi modificare ti trovi a toccare qualcosa che loro hanno scritto e che sentono tanto. La cosa bella quindi è riuscire a entrare in sintonia con loro. Tante volte magari suggerisci o proponi una correzione e l’autore ti risponde “ci avevo già pensato io”, lì scatta proprio la magia tra editor e autore.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un’opera inedita per farti dire “È lei! Dobbiamo averla per forza noi”?

Partiamo dal presupposto che il mercato del libro è saturo, è sempre più difficile quindi proporre una cosa originale, però per quanto ci riguarda succede. Dopo Harry Potter sono uscite non so neanche più quante imitazioni del genere, di maghi e streghe, così come dopo Diario di una schiappa, che pubblichiamo noi. Devono essere quindi testi o albi nuovi, se sono una scopiazzatura di qualcosa di già visto e uscito non ha molto senso pubblicarle in generale e per noi ancora meno. Devono poi sposarsi bene con gli ideali della casa editrice, non pubblicheremo mai una cosa che va contro quello in cui crediamo. Un lettore che ci conosce e che vede in libreria un nostro lavoro deve poter dire “questo è un libro del Castoro”.

Mi sembra di capire che c’è molto studio a monte, ma esiste l’amore a prima vista verso i libri?

Assolutamente sì, per alcune altre opere si tratta di amore a prima vista, una questione di pancia. Penso a Rebecca dei ragni di Olivia Corio, un libro bellissimo, con delle atmosfere che difficilmente trovi in un libro italiano. A parte essere scritto benissimo, ha quel gusto e tono internazionali che ti fanno pensare sia un prodotto straniero, inglese, ma la scrittrice è italiana e lo ha scritto in italiano. È uno di quelli che appartiene alla categoria “dobbiamo farlo noi e subito”, e così è stato. Lo stesso discorso si può fare per Nebbia di Marta Palazzesi. Un romanzo che ha conquistato il pubblico per il gusto classico dell’avventura e lo stile invece moderno della lingua. Ha vinto il Premio Strega ragazze e ragazzi 2020 nella categoria 6+, ne siamo molto felici. Altri ancora poi hanno una gestazione un po’ più lunga. Magari nel testo c’è qualcosa che ti piace, hai visto qualcosa che ti convince, allora contatti l’autore e diventa quasi un corteggiamento. Ci lavorate insieme e alla fine quel qualcosa che avevi visto viene fuori.

Volevi da subito diventare editor?

Di sicuro so da sempre che volevo lavorare con i libri. Inizialmente però non sapevo bene in che campo, non avevo un’idea chiara. Poi, crescendo, alcuni libri mi hanno fatto capire che volevo diventare editor, anche se prima non sapevo bene cosa fosse. Sapevo che mi volevo occupare del testo, mi domandavo perché il libro fosse finito in quel modo e non in un altro, perché ci fossero dei refusi. In quel momento ho deciso che volevo lavorare sul testo, capire come nasce e si trasforma.

Sognavi di lavorare nel mondo della narrativa per ragazzi?

La narrativa per ragazzi ha delle pietre miliari che ti fanno dire senza esitazioni: “è veramente il settore più bello dell’editoria”. Penso a Harry Potter, a Rodari, i lettori appassionati del genere lo sanno. Anche quando ormai ero cresciuta ho continuato a leggere libri per ragazzi, mi regalavano tanto e ho capito che era un settore che mi piaceva moltissimo. Quindi sì, dall’inizio ho sognato di lavorare in quest’ambito anche se ancora non sapevo che nome dare al mestiere.

Sei anche traduttrice: qual è la parte più difficile di questa operazione? I giovani lettori sono molto esigenti, c’è qualcosa cui bisogna prestare particolarmente attenzione?

Sono lettori molto esigenti, è vero e le traduzioni in sé non sono mai facili. Alla base c’è sempre il rispetto dell’autorialità dello scrittore: ogni opera, italiana o da tradurre, è di proprietà dell’autore. Il traduttore non può riscrivere il testo e stravolgerne il senso. Io ho tradotto dall’inglese e dal francese, ma non nasco traduttrice, sono laureata in linguistica e traducendo mi sono resa conto che la lingua italiana è molto più difficile di altre lingue. Traducendo dall’inglese la lingua italiana si allunga; l’inglese è più breve e sintetico rispetto all’italiano, e mantenere quell’equilibrio e quella brevità insite nella lingua non è facile. La problematica con il francese invece riguarda la musicalità della lingua e della sua resa in italiano.

Il discorso cambia per gli albi illustrati?

Queste sono le difficoltà della traduzione in generale, il discorso diventa ancora più vero per la traduzione degli albi e dei libri per ragazzi. Il testo degli albi è più breve perciò la sintesi inglese e la musicalità francese sono maggiormente difficili da rendere nello spazio di poche frasi. È vero poi che i destinatari ultimi degli albi illustrati sono i bambini ma è anche vero che sono i genitori a leggerli ai bambini. Bisogna sempre tenerlo presente. Inoltre, per gli albi entra in gioco anche la componente disegni e illustrazioni. Lingua e immagini devono ben sposarsi e avere la migliore resa possibile in italiano, tenendo conto di tutto quello di cui abbiamo parlato poco sopra. Per quanto riguarda la narrativa, invece, i diretti fruitori sono i ragazzi e c’è tutto un altro tipo di accortezza per il linguaggio, che deve essere sempre adatto al target di riferimento. 

Ritornando al tuo lavoro di editor. Qual è il modus operandi per la narrativa straniera?

Al Castoro noi tre editor ci occupiamo di stranieri e italiani contemporaneamente. Per quanto riguarda gli stranieri l’iter è questo: valutiamo i manoscritti che arrivano dalle agenzie o dagli editori esteri; quindi procediamo a fare una proposta economica per quelle opere che ci interessano, che sono affini alla casa editrice, che possono star bene nel nostro catalogo; una volta acquisita l’opera in lingua viene affidata al traduttore; quando arriva la traduzione in italiano questa passa al revisore; iniziano quindi i vari giri di bozze finché non si giunge al lavoro finito e impaginato pronto per essere stampato ed entrare in libreria. Per la narrativa straniera il compito dell’editor è molto più “facile”, il lavoro sul testo è molto meno impegnativo, così come il dialogo con l’autore. Non puoi contrattare o a cambiare, modificare, il testo ormai è quello, l’editor di origine ci ha lavorato prima di te.

E per i testi di narrativa italiana?

Per gli italiani è diverso, il lavoro sul testo è di gran lunga maggiore, come puoi immaginare. Una volta che un testo ci interessa, ci piace o ci viene sottoposto (ci arriva tramite agenzia oppure sono invii spontanei alle nostre caselle di posta) si inizia a lavorare con l’autore. La fase di editing insieme all’autore dura fino a che il testo non assume la forma che noi riteniamo perfetta per la pubblicazione.

Qual è la caratteristica essenziale per lavorare nel mondo dell’editoria? E quanto ti ha aiutato il percorso del Master professione editoria?

Bisogna amare i libri incondizionatamente, devono essere la tua passione assoluta. Senza questa premessa non si va da nessuna parte. Poi è necessario essere tenaci e testardi, non fermarsi al primo ostacolo e al primo “no”. Tanti iniziano con uno stage da qualche parte, poi lo stage finisce e magari si resta. Anche da noi è successo: ogni anno qualcuno del master arriva e chi dimostra passione, capacità e voglia di fare in qualche modo continua a collaborare con la casa editrice. Molti stagisti restano come lettori, altri come traduttori. Io ho fatto lo stage al Castoro e qui sono rimasta. Grazie al master ho trovato il mio posto di lavoro, quindi direi che è stato fondamentale. Poi sono stata molto fortunata, avevo evidentemente un qualcosa che in quel momento serviva… forse ci sono state delle congiunzioni astrali tali per cui sono rimasta.

Qualche nuova uscita? Nuovo progetto? Verso dove vi state muovendo?

Noi del Castoro ci stiamo aprendo tanto ai fumetti per ragazzi. Abbiamo già iniziato da qualche anno, anzi hanno iniziato a lavorare in questa direzione quando io non ero ancora in casa editrice. A fine maggio sono usciti due nuovi fumetti italiani nei quali abbiamo creduto e crediamo molto. Quasi tutti i fumetti che abbiamo pubblicato finora sono fumetti americani, qualcosa di francese e solo un paio di italiani. Sono usciti Clara e le ombre e Girotondo, rispettivamente per una fascia di età scuola media e per ragazzi più grandi. Sono due progetti totalmente italiani con cui speriamo di poter inaugurare una produzione sempre più significativa in questa direzione. Il settore fumetto per ragazzi è di per sé in forte espansione e quindi stiamo puntando e lavorando tantissimo, da quest’anno, su autori italiani.

Un consiglio per chi vuole lavorare nel settore della narrativa per ragazzi?

Leggere tantissimo e frequentare le librerie specializzate, essere informati sul mercato per ragazzi, sapere cosa vuole il target, cosa cerca, cosa legge. La prima domanda che ti verrà posta durante un colloquio in una casa editrice del settore sarà: “quanto ne sai del mercato e dei lettori? cosa sta andando? cosa leggono? cosa esce in libreria?”. È importante che tu sia informata e che, in qualche modo, sia dentro questo mondo. Tenere un occhio vigile e attento sul mercato è un consiglio che sento di poter dare, che do agli altri e che do anche a me stessa. Appena posso vado in libreria, sfoglio le nuove uscite e vedo cosa pubblicano gli altri, cosa manca a noi. Un altro consiglio è non avere timore di proporsi, candidarsi, cercare la propria opportunità.

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