Materano di nascita e milanese per caso, Nicola Salerno è la prova che la fortuna non esiste; esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione. E lui, valigia alla mano, di occasioni ne ha afferrate parecchie.
Dopo una laurea in Scienze Politiche a Bari e un master in Business Administration a Roma è a Pozzuoli, per il suo primo incarico lavorativo. Ad assumerlo è la mitica Olivetti. Destinazione: “Un bellissimo microcosmo, la fabbrica dove Ottiero Ottieri ha ambientato il suo autobiografico Donnarumma all’assalto”, dice Nicola. Poi il trasferimento a Milano. Nella metropoli si occupa di retail e dei concessionari della società. Un impiego che non sorprende se, come ama ricordare Salerno, si fa fede al detto: “In ogni paesino italiano quattro cose non mancavano mai: un farmacista, un parroco, la stazione dei carabinieri e, ovviamente, un concessionario Olivetti”. Azzeccato.
Dieci anni in veste di HR Manager e arriva la telefonata che cambia tutto. Lo vogliono in Mondadori. Per vent’anni sarà al fianco dell’editore nella direzione delle risorse umane. Muove i primi passi “in libreria”: occupandosi della startup della Mondadori Retail, tra i punti vendita di proprietà e quelli in franchising, per poi passare alla gestione delle case editrici di scolastica e trade del Gruppo.
Oggi Salerno è un libero professionista e sfrutta le sue variegate competenze come consulente HR. Una nuova occasione, una nuova possibilità. Il suo esempio sembra gridare: non fermatevi, siate coraggiosi.
Coraggio certo, ma per andare avanti ci vuole passione. Nel suo caso parliamo di una vita dedicata alle risorse umane. Cosa la ha spinta in questa direzione?
Le risorse umane mi hanno sempre affascinato. Il contatto, la relazione… Non puoi fare risorse umane stando chiuso in te stesso o in un ufficio, io la vedo così. Devi avere contatti con le persone e devi avere ben chiaro che le persone sono un valore. Ogni persona è un unicum. Il mio compito è capire come utilizzare al meglio le risorse di ognuno. In una parola? Organizzazione. Ed è un termine che porta con sé tanto altro: vuol dire capire chi si ha davanti, le sue particolarità, il contesto in cui è inserito e poi lavorare su questo.
Nel suo passato ci sono state due grandi aziende: Olivetti e Mondadori, cosa porta con sé di queste esperienze?
L’esperienza in Olivetti mi ha formato, umanamente e professionalmente. La storia di Olivetti è una storia di comunità. È la storia di un’azienda fondata sul valore della risorsa, e non mi riferisco alla sola realizzazione lavorativa. Olivetti è stata una pietra miliare per la storia del welfare in Italia: negli anni ‘60 costruiva case – quartieri – per i suoi dipendenti, e asili per i loro figli. Insomma, dava valore alla persona a 360° e la inseriva in una comunità. Porterò questi valori sempre con me. Sono diventato manager in Olivetti.
In Mondadori, invece, ho incontrato la cultura. Sono entrato in quello che chiamo “il magico mondo dei libri”, un mondo che mi ha fatto innamorare. Ho avuto a che fare con chi vive di cultura e la fa a sua volta, ed è stato per me un privilegio.
Parliamo un po’ di questo “magico mondo dei libri”. Lei ha lavorato sia sul fronte librerie sia su quello case editrici, quali sono i cambiamenti più consistenti che ha registrato?
Il mondo delle librerie è commerciale, è la fine della filiera: l’ultimo baluardo prima del cliente. È sempre stato così. Le case editrici invece nascono legate al gusto dei singoli editor, ma negli anni si è capito che questo non basta. Servono skill manageriali molto forti. Oggi tutte le case editrici cercano un editor ibrido: un manager dotato di fiuto editoriale, con un occhio sempre rivolto al mercato. Credo che si tratti della naturale evoluzione di questa figura. Come diceva il Professor Gian Arturo Ferrari, direttore generale di Mondadori Libri per più di vent’anni, fare l’editore “è come mettere insieme Dio e Mammona”, ma è quello di cui c’è bisogno.
A proposito di editor, quali saranno secondo lei le competenze richieste da qui a dieci anni per questa figura professionale?
Capacità manageriali, lo ripeto. È difficile trovare un editor che sappia coniugare competenze di gusto e cultura con le qualità manageriali indispensabili per gestire la produzione e il lancio dei libri. In secondo luogo, l’editor deve essere un attento osservatore della società. Vivere il proprio tempo e osservarne le tendenze è un elemento cruciale per prevedere l’andamento del mercato. Facciamoci una domanda: avremmo saputo dire che in testa alle classifiche oggi ci sarebbero stati gli youtuber?
Facciamo un balzo nel futuro. Il coronavirus ha dato una spinta enorme al lavoro agile, case editrici comprese, e ora?
Imparare e sperimentare sono le due parole chiave di questo periodo. Stiamo vivendo la new normal era: abbiamo dovuto adattarci a nuove condizioni a causa della pandemia e ora ci prepariamo a un cambiamento stabile. Ci sarà. Sono crollati dei muri. I lavoratori hanno abbracciato strumenti e modalità prima poco utilizzati. Adesso ogni azienda dovrà creare il proprio mix di analogico e digitale e questa sarà la sfida delle risorse umane. Servirà un approccio tailor made, senza integralismi. Nel segno della tutela della socialità. Le interazioni in digitale sono più stressanti di quelle a tu per tu e la deriva dello smart working è il burnout, il “bruciare” la persona. Questo non deve succedere.
Il colloquio perfetto in poche parole. Vista la sua esperienza nel settore HR non potevo non chiedere…
Prima regola: essere se stessi. Se ti vendi per chi non sei non fai né il bene dell’azienda né tantomeno il tuo. Detto questo, la carta vincente è dimostrare curiosità. Chi fa domande ragiona. È un tratto fondamentale, per qualsiasi azienda.
Ha un ultimo consiglio per chi sogna una carriera tra i libri?
Il mondo editoriale non è fatto di sola narrativa, che pur nomino con tanto affetto. Ci sono tantissime realtà che realizzano contenuti culturali pur non essendo editori. Netflix ne è un esempio. Dirò di più, nell’editoria tradizionale il vero settore forte, quello più remunerativo, è la scolastica. Davanti a questo panorama il mio consiglio ai giovani è uno: ampliate, siate curiosi. Cercate. Non siate voi a imporvi dei limiti. La chiave del possibile apre solo le porte che vi concedete di vedere.
Nicola Salerno è intervenuto, con Laura Donnini, Paola Dubini e Cristian Son, a Nuove professioni per nuovi contesti editoriali evento online di Editoria in progress Live, tenutosi il 27 maggio in occasione della Milano Digital Week, e trasmesso su IDEa Incontri Digitali per l’Editoria italiana, la nostra playlist youtube nel Canale dei Libri di CRELEB. Vedi il video dell’evento.