Un progetto a cura degli allievi dei master in editoria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Il “Pallone d’oro” alla Lovat di Villorba: premiata la famiglia di librai alla terza generazione

Elena Gibellini

Professione Editoria

“È come aver ricevuto il ‘Pallone d’oro’ dei librai.” Nicolò Lovat racconta il sogno iniziato dal nonno negli anni ’80, quando decise di aprire una libreria in provincia di Treviso, la Lovat di Villorba. A gennaio 2023, alla libreria di famiglia è stato conferito il “Premio per Librai Luciano e Silvana Mauri”. Il premio, giunto quest’anno alla diciassettesima edizione, è stato assegnato dalla Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri durante l’annuale Seminario di perfezionamento della Scuola per Librai.

 

Siete stati premiati per – cito – “la vostra opera di promozione del prodotto libro non solo tramite la vendita, ma anche con l’intensa attività di presentazioni e di messa in relazioni tra i diversi attori del mondo della cultura”.
Più che una libreria, la Lovat è un vero e proprio contenitore culturale. Abbiamo una fittissima agenda di eventi, circa 230 all’anno, dei quali 1 o 2 a settimana rivolti esclusivamente ai bambini dai 4 ai 7 anni. Non nascondo che all’inizio organizzarli è stato molto difficile: Villorba non è una grande città, quindi riuscire a raggiungere gli autori non è stato semplice. Ma abbiamo perseverato, e dopo quindici anni l’organizzazione di questi eventi continua a darci grandi soddisfazioni.

Ci sono stati eventi che hanno avuto un numero di partecipanti al di sotto delle vostre aspettative o che sono andate meglio del previsto?
Organizzare questo tipo di eventi è sempre un po’ una scommessa, perché dipende da tante variabili. Alla Lovat sono passati molti grandi autori e le presentazioni dei loro libri hanno riempito tutti i 300 posti della nostra sala. Ci sono stati anche dei flop imprevedibili, ma in quel caso tutto sta nella serietà e nella professionalità dell’autore. Mi ha colpito il caso di uno scrittore che, pur avendo riscontrato una scarsa partecipazione alla presentazione del suo libro, ha dedicato il suo tempo ai pochi lettori presenti parlando loro con la stessa passione con cui si sarebbe rivolto a una platea di cinquecento persone. A un certo punto si è avvicinato un giornalista importante, che quel giorno si trovava in libreria, e ne è nata una collaborazione: oggi quell’autore scrive per un famoso quotidiano.

Quali iniziative mettete in campo per promuovere la lettura anche fra i più piccoli?
Abbiamo creato una libreria all’interno della libreria: si chiama Carta Straccia ed è pensata per i bambini da 0 a 14 anni. Siamo convinti che la fase cruciale in cui il bambino deve entrare in confidenza con il libro è entro i primi 5 anni di età. Se il bambino ha sviluppato un rapporto con il libro nella primissima infanzia è molto più probabile che da grande non abbandonerà la lettura. Dopo aver organizzato degli eventi per i bambini, una delle nostre più grandi soddisfazioni è vederli tornare, magari accompagnati dal nonno, che, pur abitando vicino alla libreria, non ci era mai entrato.

Nelle librerie Lovat è anche possibile leggere un libro con una tazza di caffè o un bicchiere di vino. Da dove nasce l’intuizione di Lovat Café?
Quando abbiamo deciso di ristrutturare la libreria aperta da mio nonno alla fine degli anni ’80, abbiamo avuto l’idea di inserire al suo interno anche un caffè letterario. Volevamo creare quella dimensione pop di libreria che, secondo noi, è il modo migliore di veicolare cultura. In Italia abbiamo una fascia di lettori forti, ma oltre questa c’è un vuoto: più di metà della popolazione non legge nemmeno un libro all’anno. Credo che la causa principale sia la mancanza di una proposta conforme agli interessi di quella fetta di popolazione. Al contrario di alcune librerie che hanno una tendenza all’elitarismo, noi vogliamo puntare su una convivialità che possa attirare anche quel tipo di persone che non sono attratte dalle librerie classiche. Se una persona considera la libreria un luogo piacevole in cui passare il tempo, è molto più probabile che decida di acquistare un libro.

Cosa ne pensi del fenomeno BookTok?
Lo trovo fantastico: i BookToker sono ancora del tutto autentici e non influenzati dalle case editrici, per cui i lettori li considerano affidabili. È un fenomeno imprevedibile, che ha portato all’esplosione inaspettata di alcuni titoli sul mercato, come La canzone di Achille di Madeline Miller o Il fabbricante di lacrime di Erin Doom. Ci sono alcuni miei colleghi librai “vecchio stampo” che sono preoccupati da questo fenomeno; ad esempio, sostengono che “per colpa” di Tik Tok un libro molto forte come Una vita come tante di Hanya Yanagihara sia pericolosamente finito nelle mani di lettori e lettrici di soli quattordici anni. Ma io sono convinto che noi, in quanto librai, dobbiamo imparare questi nuovi tipi di linguaggio, non ostacolarli: la storia ci insegna che andare contro ai nuovi mezzi di comunicazione non è mai la scelta giusta.

L’11 gennaio è venuto a mancare Achille Mauri, presidente della Scuola per Librai. Qual è l’insegnamento più importante che ti ha trasmesso?
Non lo conoscevo personalmente, ma quello che mi ha sempre colpito di lui è stata la sua tendenza a non prendersi mai troppo sul serio. È stato un professionista a tutto tondo, divertente, eclettico ma non per questo superficiale.

Quali consigli daresti a chi desidera intraprendere la professione di libraio?
Io sono cresciuto in una famiglia di librai, ma ho comunque deciso di frequentare tutte le scuole del campo, tra cui la Scuola per Librai di Venezia e la Scuola Librai Italiani, perché ritengo che lo studio e la preparazione siano fondamentali per poter svolgere questa professione. A scuola venivamo preparati sul come aprire una libreria da zero, attraverso un’accurata pianificazione economica e commerciale. Quando poi sono tornato a casa ho analizzato la libreria Lovat secondo i parametri. Con sorpresa mi sono reso conto che, in teoria, la libreria della mia famiglia non sarebbe mai potuta esistere. Quindi, il mio consiglio è questo: prepararsi al meglio, lo studio è fondamentale ma non lasciarsi spaventare da dati che in apparenza sembrerebbero scoraggianti. Abbiamo la fortuna di vivere e lavorare in un mondo dove è l’offerta, o ancor meglio la proposta a creare la domanda.

Questa intervista è stata realizzata nell’ambito del corso di Testi e video per l’informazione giornalistica di Carlo Fumagalli. Vedi l’elenco completo degli insegnamenti del Master Professione Editoria.

 

 

 

 

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