Un progetto a cura degli allievi dei master in editoria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Dalla moda al giornalismo, “i cambiamenti di rotta non mi spaventano”: Intervista a Tiziana Tripepi

Samuele Rossi

Professione Editoria

Una formazione economica, diversi lavori nel settore della moda, poi il Master in Editoria. Tiziana Tripepi ora fa la giornalista, coronando il sogno della sua vita. Ma la strada non è stata semplice né lineare. L’abbiamo incontrata nella redazione di “Millionaire” – magazine in cui lavora da diversi anni – per farci raccontare il suo percorso e il suo lavoro.

Una laurea alla Bocconi e poi il Master in editoria, cosa ti ha portato ad affrontare questa scelta?

Ho sempre desiderato diventare una giornalista, ma questa scelta non era appoggiata dai miei genitori che lo ritenevano un lavoro “poco sicuro”. Ho studiato economia politica per avere una laurea con buoni sbocchi lavorativi e che allo stesso tempo mi permettesse di coltivare i miei interessi che non andavano necessariamente verso il lavoro “aziendale”. Dopo la laurea ho provato a intraprendere la carriera giornalistica, ma non ci sono riuscita. A malincuore ho cambiato rotta e ho iniziato a lavorare prima in uno studio commercialista, poi nel mondo della moda. È stato durante il periodo di maternità della mia seconda figlia che ho sentito parlare del Master. L’azienda per cui lavoravo stava chiudendo, quindi con una buona dose di coraggio, ho deciso di intraprendere questa strada.

Quindi il Master ti ha aiutata a ritrovare la via del giornalismo?

Quando mi sono iscritta non pensavo al giornalismo, perché il master non formava specificatamente a questa professione. Ma quando sono iniziate le lezioni ho capito sin da subito che molti dei corsi avevano a che fare con la scrittura e quindi con il giornalismo. Ricordo ad esempio le bellissime lezioni di Giuseppe Bonacina, su come fare la sintesi di un articolo di giornale, o come scrivere un attacco. Il desiderio di diventare giornalista è riemerso subito e prepotentemente.

La tua esperienza a “Millionaire” è iniziata subito dopo il Master?

Sì, il mio primo contatto con “Millionaire” è avvenuto nel momento dell’assegnazione degli stage, da lì è iniziata una lunga collaborazione che è poi maturata in un’assunzione.

Parlaci un po’ della rivista…

“Millionaire” è una rivista che si rivolge agli imprenditori e agli aspiranti imprenditori. È stata fondata nel 1990 sul modello della rivista americana “Entrepreneur” che in quegli anni aveva già un grande successo.

Quindi si presentava come una novità nel panorama italiano?

Sì soprattutto perché diventare imprenditori, farcela coi propri mezzi, non contare su uno stipendio sicuro, abbandonare il leggendario “posto fisso” era allora una decisione più insolita rispetto ad oggi. Negli ultimi anni, forse complice la crisi, è diventata una strada più battuta. L’idea della rivista è quella di fornire un servizio al lettore: diamo istruzioni pratiche, indicazioni e consigli.

Avete un contatto diretto con i vostri lettori?

Sì. Ci sono anzitutto le pagine social tramite le quali comunichiamo quotidianamente con loro. Tramite la rivista cartacea organizziamo due principali iniziative di coinvolgimento del pubblico. La prima riguarda i libri che recensiamo sulla rivista. Ogni mese regaliamo una copia del libro recensito ai lettori che ci scrivono dimostrandosi più interessati e preparati sugli argomenti trattati dal libro. Questa strategia incentiva il lettore a raccontarsi, fornendoci preziosissime informazioni sul nostro pubblico.

E la seconda iniziativa?

Spesso chiediamo ai cosiddetti “esperti”, cioè le persone che tra i vari intervistati all’interno di un articolo ci hanno dato la panoramica di un settore, di rispondere alle domande che arriveranno dai lettori interessati su quell’argomento nel mese in cui quel numero è in edicola. In questo modo creiamo un canale diretto di comunicazione fra noi, i nostri intervistati e i lettori.

Nel corso della tua carriera ti sei specializzata su qualche tematica in particolare?

Io mi occupo principalmente di startup e di nuove tecnologie, ma l’impostazione della nostra redazione è quella di non specializzarsi su un’unica tematica. Il nostro caporedattore ci sprona a scrivere su tutto.

C’è quindi una trasversalità di tematiche molto ampia. Come ti prepari ad affrontare un’intervista?

Prima di tutto visito il sito dell’azienda o della start up su cui scriverò, o mi informo o sull’esperto che vorrei intervistare, poi vado a leggere gli articoli già scritti. Ma capita che non siano precisi. Molte volte con il materiale recuperato da internet si pensa di avere un quadro esaustivo poi, quando ti trovi davanti l’intervistato, ti rendi conto che è una persona del tutto diversa. C’è un abisso fra un articolo che puoi scrivere con le sole informazioni prese da internet e quello che scrivi se parli direttamente con la persona interessata. Una volta raccolte le informazioni preparo una scaletta del pezzo che discutiamo col capo redattore. Alla fine traduco questa scaletta in una serie di domande.

Ti è mai capitato di dover ripensare un’intervista da capo?

Sì quella è la cosa più difficile, ma anche la più comune, perché quando intervisti una persona che non conosci è impossibile prevedere ogni singolo particolare dell’intervista. Quando ho iniziato ero molto rigida, tendevo a non uscire dal solco delle domande che mi ero preparata. Con l’esperienza mi sono abituata a cogliere gli spunti da cui partire con altre domande, approfondendo altri interessi che a volte danno all’intervista una direzione completamente diversa.

Oltre alla rivista sei coautrice di diversi libri. La tua esperienza al Master ti ha aiutato a seguire le fasi redazionali?

Certamente. L’impostazione data dal Master, in particolare la perizia di Ferdinando Scala nei confronti degli inestetismi della pagina, mi ha aiutata, non solo per i nostri libri, ma anche per il controllo della qualità della rivista.

Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere la carriera giornalistica?

Se vi piace questo mestiere, provateci. Nei miei primi anni di lavoro avevo preso un’altra strada, ma avevo un tarlo che non mi abbandonava mai: era la passione per questo lavoro.  Ma fatelo con la testa, cercando di capire dove sta andando questo settore, che la rivoluzione digitale sta cambiando profondamente. Oggi il giornalismo si fa anche e soprattutto sul web e sui social, quindi è necessario conoscere benissimo questo mondo. Per diventare giornalisti non basta più sapere scrivere, bisogna esercitarsi a diventare uno stratega nell’impostare i post e sfruttare tutte le opportunità dei nuovi media. Ma non dimenticate gli ingredienti essenziali: la qualità e la serietà verso il lettore.

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