“Ogni società, fin dai tempi dell’antico Egitto, è stata una ‘società dell’informazione’, nel senso che coloro che controllano e limitano l’accesso al sapere in ogni società governano in tale modo una componente essenziale del potere”
Il saggio di Lyons ̶ tradotto da Guido Lagomarsino, fondatore di Agenzia Servizi Editoriali e docente del nostro Master Professione Editoria ̶ si propone come un testo divulgativo, un excursus che offre una prospettiva storica sulle pratiche di lettura e scrittura in Occidente, dall’antichità ai giorni nostri, con uno sguardo di carattere generale. Si sofferma infatti su alcuni momenti che hanno segnato un punto di svolta in tal senso: il passaggio dal volumen al codice; l’introduzione dei caratteri mobili, quindi Rinascimento e Riforma protestante; il dilagare della stampa periodica in Francia e il Secolo dei Lumi; i processi di industrializzazione della produzione del libro (con la linotype e monotype); fino alla rivoluzione digitale.
L’indagine delle due pratiche ha messo da parte il punto di vista di autore, stampatore, editore, concentrandosi quasi unicamente sulla figura del lettore, che ha determinato il cambiamento e l’evoluzione della lettura. Da quella ad alta voce si passò alla lettura silenziosa; da quella intensiva, tipica della sfera religiosa protestante, si arrivò alla lettura estensiva, nel XVIII secolo (per alcuni si leggeva troppo e male); fino ad approdare a una lettura frammentata, “da surf”, quella computerizzata dell’era di internet. Il lettore fa zapping, saltando tra le righe e le parole di un testo che può addirittura cambiare a suo piacimento. In relazione a ciò Lyons sostiene che la “rivoluzione Gutenberg”, quella della stampa a caratteri mobili, sia stata sovrastimata: dopo Gutenberg il libro non cambiò molto rispetto al codice. Ritiene anzi che si debba parlare di rivoluzione vera e propria in riferimento a quella informatica, perché “ha modificato la forma materiale del codice che era stata dominante per almeno 1500 anni”.
Nell’ultima parte del saggio viene dedicato un capitolo anche alla scrittura, pratica che diviene consuetudinaria a partire dal XIX secolo, in seguito al progressivo processo di alfabetizzazione. Si parla infatti di “democratizzazione della scrittura”, che interessa tutti i livelli sociali ed è avvenuta attraverso la stesura di lettere, come la corrispondenza familiare, e diari personali: un esempio in tal senso è il journal intime, uno spazio privato in cui le donne potevano esprimere le loro emozioni represse. L’autore stesso ha premesso nelle pagine introduttive del saggio che la parte relativa alla scrittura sarebbe stata più breve, rispecchiando di fatto lo stato dell’analisi storica.
All’interno del saggio si può ravvisare, a mio avviso, un excursus nell’excursus che tratteggia la storia delle lettrici donne: la lettura per loro era prima vietata, poi osteggiata e infine concessa. In epoca moderna potevano leggere determinate cose, né troppo complesse o sconvenienti da deviare la loro delicata mente, né troppo impegnative da distrarle dalle faccende quotidiane. Nel corso dei secoli la percentuale delle donne che sapevano leggere e scrivere è aumentata sempre di più fino a rappresentare, oggi, la maggioranza dei lettori forti.
Martyn Lyons è professore emerito di Storia e Studi europei alla New South Wales University di Sydney. Con i suoi studi sulle pratiche di lettura durante la Rivoluzione francese ha ottenuto numerosi riconoscimenti accademici, tra cui la Century Medal per lo studio della Storia (2003).
Martyn Lyons – Storia della lettura e della scrittura nel mondo occidentale
358 pagg., 29,50 euro – Editrice Bibliografica 2019 (I saggi)
ISBN 978-88-9357-054-1