“Si sentì parte di una società in divenire, composta da una moltitudine di uomini e donne desiderosi di lasciarsi alle spalle una storia scritta dai bianchi per iniziare a scrivere la propria.”
Kaweka, di origini Yoruba, sbarca a Cuba nel 1856 con un carico di prigioniere provenienti dall’Africa. Schiava nelle piantagioni di canna da zucchero della famiglia dei marchesi di Santadoma, conosce l’ingiustizia e il dolore del suo popolo, disumanizzato e oppresso. Ma l’esistenza di Kaweka ha uno scopo più grande: “Il suo destino era la guerra, la lotta per l’abolizione della schiavitù”. Così la giovane, con i suoi sacrifici e la sua determinazione, rappresenta la battaglia per una libertà a cui non tutti sembrano avere eguale diritto.
Lita è una giovane donna nella Madrid del XXI secolo. Ben istruita e capace, ricopre un ruolo manageriale nella banca Santadoma. Ma Lita è anche la figlia mulatta di Concepcíon, domestica della famiglia proprietaria dell’istituto finanziario, un’etichetta della quale non riesce a liberarsi e che, sotto le continue dimostrazioni di un velato razzismo, suscita in lei sentimenti di rivalsa sociale.
Kaweka e Lita sono legate dal sangue e da ideali di giustizia rappresentati da un elemento divino. Entrambe, infatti, vengono guidate da Yemayá, anche nota come la Vergine di Regla, dea del mare e della fertilità appartenente al pantheon della santería, culto sincretico nato a Cuba dalla fusione delle divinità cristiane con quelle orisha africane.
Ildefonso Falcones de Sierra propone un romanzo di formazione con un taglio storico che si intreccia a una saga familiare, narrato dal punto di vista degli umili, degli ultimi. L’autore non descrive solo il lavoro e le condizioni di vita degli schiavi nelle piantagioni cubane, ma anche i rituali e le credenze nella Cuba prerivoluzionaria, le dinamiche sociali e familiari, e come la violenza del colonialismo continui a perpetrarsi in altre forme ai giorni nostri. Meno brutale, forse, ma ugualmente dolorosa per chi la subisce. Falcones attualizza il tema della schiavitù attraverso le vicende di Lita, inserendolo nel contesto odierno del Decennio Internazionale per la Difesa degli Afrodiscendenti.
L’alternanza dei capitoli, uno dedicato a Kaweka e uno a Lita, permette di tracciare un fil rouge durante tutto il romanzo e di cogliere i parallelismi nelle vicende delle due donne e di due società lontane ma accomunate da un tragico passato che continua a riflettersi nel presente.
Questa recensione è stata realizzata nell’ambito del corso di Editoria italiana: scenari e trend di Paola Di Giampaolo. Vedi l’elenco completo degli insegnamenti del Master BookTelling.