“Ripensando alla mia esperienza posso dire che la carta vincente è stata l’umanità. La capacità di non dimenticarmi mai che in tutti i rapporti interpersonali, che sono molti e articolati – agendo nell’universo dell’editoria, della cultura -, la chiave è stabilire un modo corretto, onesto, aperto di collaborazione. Si deve essere capaci di atti umani con tutti, sempre.”
Come funziona un ufficio stampa? Quali sono i suoi compiti e le sue prerogative? Con un testo a metà tra autobiografia e manualistica il libro di Valentina Fortechiari risponde a queste domande.
Il testo si muove su due binari diversi che molto spesso tendono a incrociarsi: quello della narrazione autobiografica e quello della volontà d’insegnare, di trasmettere la propria esperienza.
In primo luogo, vengono esposte le regole generali che deve, o meglio dovrebbe, seguire un buon addetto stampa, le tecniche più opportune e le strategie da seguire nei momenti di crisi e non solo.
La trattazione della Fortichiari è precisa e analitica, ci offre un ritratto quanto più dettagliato e completo possibile delle caratteristiche che dovrebbe avere il perfetto addetto stampa, racconta e spiega il funzionamento di tutte le fasi che precedono il lancio di un nuovo titolo, dà precise indicazioni sui comportamenti e le relazioni da tenere nei confronti della stampa e dei media in generale fino a stilare un vero e proprio decalogo di suggerimenti, come preferisce definirli l’autrice, che bisognerebbe sempre cercare di seguire nello svolgimento dei compiti propri dell’ufficio stampa.
Queste indicazioni più puramente nozionistiche vengono costantemente intervallate dal racconto di aneddoti tratti dalla vita professionale e personale dell’autrice. Essi donano al libro una forte impronta personale e ci permettono di entrare nell’affascinante mondo della comunicazione editoriale da un punto di vista privilegiato: quello di chi ha, già, alle spalle una ventennale esperienza alla guida di un ufficio stampa in un grande gruppo editoriale.
Le vicende personali della scrittrice ci si presentano come un “buco della serratura” attraverso il quale abbiamo la possibilità di affacciarci in un mondo altrimenti preclusoci: ci consente di entrare contatto con alcune delle personalità cardine per l’editoria italiana e internazionale come Mario Spagnol, Grazia Cherchi o Ildefonso Falcones. Attraverso le sue parole possiamo conoscere scrittori del calibro di Vikram Seth e Tiziano Terzani per quello che c’è al di là dei loro libri.
Con il suo modo di narrare chiaro e diretto, l’autrice ci regala la sua straordinaria esperienza personale. Un bellissimo e interessante memoir di un periodo aureo dell’editoria nostrana e da cui traspare che il tempo attuale sia sempre meno popolato da parole che hanno il “suono giusto”.
Valentina Fortechiari – Mi facevi sentire Dostoevskij. Manuale – memoir di un ufficio stampa
288 pagg., 15 euro, Tea 2019 (Tea varia)
ISBN 978-88-502-5228-2