“[…] L’obiettivo non è quello di fare una ‘storia di genere’ dell’editoria: al contrario, è di far emergere i profili delle donne in editoria per restituirle alla complessiva storia della cultura e dell’imprenditoria culturale, e di fare dell’editoria una storia di uomini e di donne, gli uni e gli altri pienamente partecipi e attori della scena intellettuale dell’età contemporanea.”
Quando si pensa al Novecento letterario in Italia, i primi nomi che sorgono spontanei alla mente appartengono al genere maschile. Scrittori, critici letterari, editori, giornalisti: in una parola, uomini.
Eppure, gli archivi storici ci rivelano che il ventesimo secolo è costellato di presenze femminili, spesso relegate a ruoli secondari, operanti più dietro le quinte che sul palcoscenico, ma che hanno contribuito profondamente a fare la storia dell’editoria.
Il testo L’altra metà dell’editoria. Le professioniste del libro e della lettura nel Novecento a cura di Roberta Cesana e Irene Piazzoni, si propone precisamente di far luce su queste figure. Attraverso quindici saggi, frutto degli studi di altrettante autrici, il lavoro prende in esame le vite professionali di donne che, nonostante gli innumerevoli ostacoli del percorso, hanno scelto di fare dell’editoria e della promozione del libro il loro mestiere.
Nell’articolato universo delle professioni femminili legate all’editoria, che si sviluppano a partire dai primi anni del Novecento, due fattori accomunano le vite di queste donne: la passione per il lavoro letterario in tutte le sue sfaccettature e la tenacia con cui ci si dedicano. In un ambiente a prevalenza maschile e ancora intriso di pregiudizi sul ruolo e sulle capacità del “secondo” sesso, Natalia Ginzburg (autrice e collaboratrice di Einaudi), traduttrici come Maria Luisa Castellani Agosti e le sorelle Ponti, Adriana Ramelli (bibliotecaria e letterata) e le altre si distinguono per i loro meriti nel settore editoriale, per le intuizioni brillanti e l’intraprendenza che caratterizza il loro farsi strada in un mondo, nei loro confronti, ancora diffidente.
La prima parte del testo è incentrata sui mestieri che riguardano il lavoro diretto sul testo: il ruolo di Ginzburg nella casa editrice Einaudi, la traduzione in italiano da lingue straniere, le prime coloriste e disegnatrici di fumetti, e l’apparire infine delle prime case editrici di stampo femminista: Settenove, specializzata in libri per bambine e bambini, e Lo stampatello, nata dall’esigenza di raccontare ai più piccoli diversi modelli di famiglia, che affondano le loro radici in una militanza tanto culturale quanto politica (d’altronde, “il personale è politico”).
I saggi che compongono la seconda parte del libro, invece, pongono il focus sulle vite di quelle donne che hanno dedicato la loro esistenza all’organizzazione, la conservazione e la promozione del libro attraverso lo spazio pubblico e privato delle biblioteche, per poi culminare in una riflessione sul ruolo che blog di promozione culturale come “Lipperatura” di Loredana Lipperini ha avuto nei primi dieci anni del 2000.
L’altra metà dell’editoria è un testo necessario, che nasce dall’esigenza di dare il giusto riconoscimento alle donne che hanno contribuito a fare l’editoria in Italia, per toglierle dall’ombra in cui la narrazione canonica spesso le nasconde.