“Perché la letteratura sarebbe una fortuna? Non potrebbe essere invece una sfortuna, una sorta di piacevole passatempo che tuttavia finisce per diffondere mere fantasie che distolgono dal confronto con la cruda realtà?”
In un’epoca che celebra i vari “post” (post-moderno, post-umano, post-filosofia ecc), Silvano Petrosino riflette sul rapporto e sulla contrapposizione tra cultura e letteratura. Il saggio, dal titolo volutamente provocatorio, parte proprio dalla cultura e dalla fame di cultura – trasformata spesso in bulimia – che caratterizza l’uomo moderno. La cultura si è omologata all’attuale società dettata dai consumi, divenendo un mezzo di autogratificazione e consolazione. Attraverso la cultura, l’uomo si vanta e consolida la sua autostima andando alle mostre o ai concerti di musica classica, partecipando agli eventi ecc. Petrosino mette in dubbio l’autenticità di questo tipo di cultura e afferma che l’unico antidoto per combatterla è l’autentica letteratura.
Uno dei punti cardini dell’identità della letteratura è certamente la finzione letteraria, eppure attraverso di essa, la grande letteratura è portavoce di verità. Riprendendo gli studi di Derrida e Heidegger, Barthes e altre autorevoli personalità del Novecento, Petrosino esplora il legame tra letteratura e retorica, tra letteratura ed esperienza. È proprio quest’ultima che rende umane le storie letterarie e che crea un contatto privilegiato con il lettore. Infatti, l’uomo non è solo esistente e vivente, ma fa anche esperienza dell’esistenza e della vita; allo stesso tempo, il romanziere è un esploratore dell’esperienza umana e il romanzo è un mezzo di riflessione sull’esistenza di vite immaginarie. La narrazione dell’esperienza umana rende vera la letteratura e la contrappone alla pseudo-letteratura, quella che domina i mercati e le classifiche, quella scritta da autori che vogliono consolare, gratificare, divertire. La vera letteratura, invece, è quella che si serve della finzione per raccontare l’esperienza umana senza il timore “di sporcarsi le dita e di scendere nell’animo, anche quello più traviato e corrotto” (Cayrol). Lo scrittore che non si interessa della cultura, genera cultura a differenza dello scrittore che ha come obiettivo quello di scrivere un prodotto culturale. Un saggio che propone spunti di riflessione interessanti e che ricorda che, per fortuna, esiste la letteratura.
Silvano Petrosino è nato a Milano nel 1955. È uno dei più apprezzati filosofi italiani e studioso di Lévinas e Derrida. È professore di Teorie della Comunicazione e Antropologia religiosa e media presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha all’attivo molte pubblicazioni tra cui Soggettività e denaro. Logica di un inganno (2016), Le fiabe non raccontano favole (2017), Emmanuel Lévinas. Le due sapienze (2017), editi da Vita e Pensiero.
Silvano Petrosino – Contro la cultura. La letteratura, per fortuna
107 pagg., 13 euro – Vita e Pensiero 2017 (Transizioni)
ISBN 978-88-343-3350-1