“Nel loro complesso (…) alcune tendenze in atto sembrano costituire un quadro di degrado non solo dei media, ma più in generale di quella risorsa essenziale per la specie umana che è la comunicazione. Il parallelo fra inquinamento ambientale e inquinamento del simbolico, insomma, è qualcosa di più di un’azzardata analogia”
Comunicare è ciò che ci rende umani.
È partendo da questo presupposto solo apparentemente scontato che Fausto Colombo, professore ordinario di Teoria della comunicazione e dei media presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, scrive Ecologia dei media.
Non è un caso che Colombo, sociologo milanese classe 1955, definisca la sua opera manifesto, un termine fortemente connotato che ci fa comprendere immediatamente come quest’opera voglia essere qualcosa di più che un esercizio di astrazione, per tradursi invece in prassi positiva e costruttiva. Per fare ciò, Colombo ci accompagna agilmente attraverso le varie epoche del progresso tecnologico: le quattro “ondate” che, dalla nascita a oggi, hanno stravolto il sistema mediale, le cui trasformazioni ed evoluzioni sono da sempre imprescindibilmente legate ai destini delle società umane.
L’approccio “ecologico” di questa disamina si articola su due livelli. Il primo fa riferimento all’ecologia in quanto scienza: analizzare i media in chiave ecologica equivale dunque a descriverli nel loro complesso, a comprendere, mettendoli in luce, i loro effetti sulla società e sulle esistenze dei singoli individui. Il secondo riguarda un’accezione meno precisa ma ormai sdoganata: tutto ciò che è “ecologico” richiama un’idea di cura dell’ambiente.
I media esercitano un’influenza molteplice sulle nostre vite e possono perfino essere fonte di inquinamento; è calzante l’analogia con la plastica: nata come risorsa positiva, si è trasformata ben presto in uno spauracchio dal devastante impatto ecologico. Questa è dunque l’importanza di una comunicazione gentile: superare la dilagante plastica comunicativa costituita da post-verità e hate speech per non inquinare il nostro ecosistema simbolico, nonché naturale, arrivando a sviluppare una coscienza ambientalista a 360 gradi.
Tale preoccupazione ecologica deve concretizzarsi in tattiche e strategie che possano invertire tendenze nocive e non sostenibili; la presa di coscienza non è ancora del tutto avvenuta, ma è da quanto ci dimostreremo capaci a fare questo, e nel tempo più breve possibile, che dipende letteralmente la salvezza della nostra specie.
Come guidare i media, si chiede dunque Colombo, in modo più etico e in una direzione che conduca alla giustizia sociale? Come salvare il senso più profondo del dono che è la comunicazione umana?
Nel suo Manifesto per una comunicazione gentile, Colombo traccia il cammino possibile di un’ecologia dei media. Tenendo sempre presente che l’essere umano è probabilmente l’unica specie capace di proiettarsi avanti nel tempo, al di là della propria esistenza individuale; l’unica specie che si preoccupi di quale eredità, a partire da quella ricevuta dalle generazioni precedenti, lascerà agli umani del futuro.
Questa recensione è stata realizzata nell’ambito del corso di Web, e-commerce e metadati per l’editoria di Paola Di Giampaolo. Vedi l’elenco completo degli insegnamenti del Master Professione Editoria.
Fausto Colombo – Ecologia dei media. Manifesto per una comunicazione gentile
112 pagg., 13,00 euro – Vita e Pensiero 2020 (Transizioni)
ISBN 9788834341063