
“A volte ci dimentichiamo di essere umani, soprattutto sul digitale. Abbiamo iniziato a chiamare le persone utenti, e le storie contenuti. Ma la verità è che siamo sempre gli stessi, online e offline, con le medesime abitudini, credenze, paure, passioni, stravaganze”
Hashtag, fotografie, commenti, post. Gli small data, come tante molliche virtuali lasciate cadere a ogni click, creano nel folto sottobosco del web un percorso che arriva fino a noi. La netnografia, l’etnografia digitale, si occupa di raccoglierli, leggendo così il modo in cui ci raccontiamo online. Dietro ogni dato, infatti, c’è una storia da poter evocare. Una narrazione che rende la rete non solo un media, ma una fonte per capire l’uomo. È questo l’obiettivo di #DATASTORIES (Hoepli) di Alice Avallone, netnografa e insegnante di digital storytelling alla scuola Holden.
A differenza dei big data, ingestibili senza tecnologie e strumenti specifici, gli small data sono visibili “a occhio nudo” e puntano a una ricerca qualitativa, non solo quantitativa, della stratificazione culturale digitale. Sono capaci, soprattutto, di rivelare storie umane. Per questo, come scrive Avallone nelle prime pagine del saggio, il loro studio offre un cambio di prospettiva. A partire dalla terminologia: i social network diventano territori da esplorare, chi li frequenta sono i suoi abitanti.
Nell’habitat virtuale, accanto alle tendenze generali vengono individuati anche usi e significati specifici dei segnali online, a seconda della generazione di riferimento e del tipo di insight culturale analizzato. Spunti che spesso, a partire dal presente, consentono di fare delle ipotesi sul domani. Alla fine, dagli indizi disseminati online si arriva al racconto di storie basate sugli small data, proposte in diversi formati: dal report netnografico al post per un blog.
Numerosi i case studies presentati da Avallone nel suo saggio, situazioni concrete in cui l’analisi degli small data e la mappatura delle abitudini delle persone in rete ha intercettato un cambiamento in atto. È il caso, per esempio dell’hashtag #girlgamers, che ha contribuito all’evoluzione dell’industria dei videogiochi aumentando la visibilità di ragazze e donne come giocatrici e creatrici. O della campagna Is it ok for guys… di Axe, che ha affrontato la mascolinità tossica basandosi su ricerche reali fatte su Google.
La lettura è favorita da una lingua chiara e da un modo di raccontare coinvolgente. Un argomento molto teorico diventa, così, una narrazione piacevole anche per chi non ha conoscenze tecniche al riguardo. Da apprezzare, accanto alla costante citazione delle fonti, i consigli di lettura sparsi in diversi box lungo il saggio, che offrono a chi legge numerosi spunti per continuare ad approfondire gli argomenti trattati.
Questa recensione è stata realizzata nell’ambito del corso di Web, e-commerce e metadati per l’editoria di Paola Di Giampaolo. Vedi l’elenco completo degli insegnamenti del Master Professione Editoria.
Alice Avallone – #DATASTORIES. Seguire le impronte umane sul digitale
146 pagg., 14,90 euro Hoepli 2021 (Tracce )
ISBN: 9788820399887