Un progetto a cura degli allievi dei master in editoria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

La leggenda del lago di Resia: il campanile sommerso attraverso le pagine di Resto qui, la serie Curon, il videogioco e i social

leggenda campanile Resia

Marica Di Pietro

BookTelling

 

lago resia leggenda

Quante storie nascondono dell’incredibile? E quanto spesso ci si ferma in superficie?
Di superficie d’acqua si tratta nel caso di Resia che nelle acque verdi del lago omonimo ospita il campanile sommerso, icona indiscussa della Val Venosta.
Un’immagine da cartolina, altamente instagrammabile, che incuriosisce ogni anno intere frotte di visitatori. In una di queste code interminabili di gente in attesa di accaparrarsi il fantomatico selfie ricordo col campanile alle spalle, nel 2016 si trovava Marco Balzano, instancabile narratore Einaudi. Di fronte a lui, l’unica vestigia visibile di una chiesetta romanica del 1357, muta testimone della costruzione di una diga che all’indomani della Seconda Guerra Mondiale sommerse in un bacino artificiale i borghi di Curon e Resia.
lago Resia leggendaDi qui l’idea del romanzo Resto qui che nel 2018 finì nella rosa dei finalisti in gara per il Premio Strega. Nella visione dello scrittore, è una storia del territorio che merita più di una bacheca nel parcheggio degli autobus delle agenzie di viaggio. Come si legge in un’intervista a Marco Balzano, il campanile che torreggia sul lago “è un’immagine che a prima vista desta meraviglia per poi lasciare spazio a un’inquietudine crescente. Si realizza che se lì c’è un campanile attorno doveva esserci stata una comunità, donne e uomini, radici. Allora ci si sporge dal pontile e, se si è fortunati, si intravedono ancora le fondamenta dei masi, l’erba scura e la sabbia”. Per un approfondimento sul romanzo leggine di più su Il Libraio, che nella figura di Antonio Prudenzano ci ha guidati lungo il percorso del Master Booktelling – Comunicare e vendere contenuti editoriali nell’ambito del Web Journalism.

Le declinazioni mediali oltre il libro

La percezione che sotto le acque verdi di Resia si nasconda dell’incredibile ha contagiato Netflix, sconfinando nel campo dei videogames.
Se nelle pagine del romanzo di Balzano, l’accento si pone sull’intimità di una storia familiare che nella pura finzione narrativa abita una pagina di storia dolorosa e controversa, nella sceneggiatura di Ezio Abate per la serie Netflix Curon si punta sull’elemento soprannaturale di una leggenda che è sopravvissuta alla disgrazia. Gli abitanti sostengono ancora oggi che nelle notti d’inverno si sentano i rintocchi della campana, inspiegabilmente, dato che questa non è più nel campanile dal giorno prima dell’allagamento.
Nella serie il riverbero della campana è il motore di una macchina narrativa giocata tutta sulle tinte fosche del thriller, nel videogioco, invece, la scomparsa della campana è un richiamo all’azione per il giocatore che è eroicamente investito di una missione cruciale per il destino del paese.
A Painter’s Tale, Curon, 1950 è il lavoro videoludico realizzato dai ragazzi di Monkeys Tales Studio in collaborazione con IVIPRO (Italian Videogame Program) per la piattaforma Steam, dove il gioco è approdato da un anno a questa parte. Un’esperienza ludica del genere walking simulator improntata sulla memoria del luogo: Tommaso, un giovane pittore dei giorni nostri, mentre dipinge il famoso campanile sprofonda in una misteriosa luce sprigionata dal lago per trovarsi catapultato nella Curon del 1950. Così comincia l’avventura del giocatore che si troverà a interagire con gli abitanti dell’epoca. A Painter’s Tale dimostra un valore culturale intrinseco che riporta in auge Curon in maniera interattiva e avvolgente, permettendo al fruitore di vivere in prima persona aneddoti reali sapientemente miscelati a spunti di finzione.

Non è certo una novità l’adattamento di una stessa storia su canali d’intrattenimento diversi, tuttavia il caso di Curon esprime in maniera esemplare la versatilità di un racconto che traslato su più piattaforme mediali restituisce un universo completo inquadrato da angolature divergenti ma complementari. La narrazione transmediale costruisce un intero che è superiore alla somma delle parti, perché l’esperienza vissuta dal fruitore sui singoli media si sviluppa attorno alla stessa storia ma da fronti diversi, il che garantisce nell’insieme un approfondimento immersivo della vicenda che sui singoli media rimane bidimensionale.
Di conseguenza, il libro non scavalca la serie come la serie non va a spodestare il videogame: non si è chiamati a scegliere una sola delle forme d’intrattenimento perché ogni esperienza mediale può vantare il proprio valore aggiunto. E una sistematizzazione ragionata delle interconnessioni transmediali costituisce la via maestra per generare un circuito virtuoso portatore di effetti benefici a tutti gli attori dell’intrattenimento, editoria compresa.

Pertanto, ritengo utile mettere a fuoco le collaborazioni transmediali che in storie come questa riescono ad avvantaggiare tutta la filiera culturale. Non si tratta di adattamenti lineari come Hunger Games o costruzioni ad hoc come The Witcher, bensì di un progetto in continuo divenire dove le parti in gioco intervengono spontaneamente in qualsiasi momento al fine di offrire al proprio pubblico di riferimento una prospettiva della storia e non semplicemente una trasposizione della stessa su altro supporto.
Il progetto non è concepito a monte ma si costruisce strada facendo raggiungendo target di mercato inizialmente non connessi tra di loro. Ne deriva un prezioso dialogo tra media apparentemente rivali: un prodotto editoriale che sembra inadatto a una trasposizione videoludica genera un processo creativo imprevedibile capace di destare curiosità nei fruitori.

Per non parlare delle ricadute turistiche che una storia come questa può avere. I social hanno ampiamente dimostrato di essere un volano efficiente e capillare di promozione e si prestano ben volentieri alla creazione di valore.

 

 

 

 
 
 
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L’impronta identitaria di vicende storiche dimenticate è un plus che intercetta il desiderio di riscoprire il territorio e in Curon il fil rouge che intreccia le varie declinazioni è proprio nella volontà di far riemergere quanto è stato sommerso da quello specchio d’acqua sull’orlo del confine svizzero e austriaco.

In conclusione, abbassare le armi nei confronti dei media concorrenti non è sintomo di debolezza, al contrario è indice di vitalità, la stessa che ricercano gli utenti tanto online quanto offline. L’importante è intercettare una buona storia che dialoghi con le sue diverse declinazioni nell’ottica di un’esperienza completa e immersiva. Non bisogna mai dimenticare che un lettore è prima di tutto un fruitore di storie.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del corso di Scrittura Seo e email marketing di Claudia Consoli. Vedi tutti gli insegnamenti del Master Booktelling – Comunicare e vendere contenuti editoriali.

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