Anna di Ammaniti: una distopia pre- e post- pandemia
Da 1984 a Fahrenheit 451, passando per La strada, Il signore delle mosche e Il racconto dell’ancella, il genere distopico attrae diversi lettori da più di un secolo. Una nicchia di questo filone si concentra sul futuro del genere umano, in particolar modo sul se e come ci sarà. Viene quindi naturale porre l’attenzione sul ruolo di bambini e adolescenti, arrivando quindi alla Repubblica di Gilead o su un’isola sperduta nel Pacifico. Ma se si andasse nella direzione opposta?
Anna di Niccolò Ammaniti, 2015 edito da Einaudi, è una vicenda diversa così come la mano che l’ha scritta. Lontano dai toni de L’ultimo capodanno dell’umanità, nella raccolta Fango, lo scrittore rivela una voce lieve, adatta a un mondo la cui popolazione non supera i quattordici anni. Uno stacco dalla troncatura affilata degli albori, adatta ad altre tematiche caratteristiche dell’autore, come lo scontro inter- e intragenerazionale.
Anna: una distopia pre- pandemia

È il 2020 nel Podere del Gelso, Sicilia occidentale, Anna ha tredici anni, suo fratello Astor nove e sono orfani da quattro. I loro genitori sono scomparsi, vittime come il resto della popolazione adulta mondiale della Rossa, un’epidemia letale discesa dal Nord che divora le vie respiratorie e si sviluppa con il passaggio della pubertà. Anna fuma e beve grappa. Ruba e baratta cd di Massimo Ranieri per medicine e batterie cariche. Cresce Astor insegnandogli a leggere dal quaderno delle Cose Importanti, unico lascito di pugno della madre, e proteggendolo dai pericoli di una società alla deriva. Il tutto conservando uno sguardo sul futuro sottile e sull’orizzonte, alla ricerca del Continente.
Ammaniti ha conservato questa storia di speranza nel cassetto per molti anni. Una speranza che risiede nella fantasia di Astor, presente nei più piccoli delle realtà distopiche, come il figlio senza nome di McCarthy, ma sconosciuta agli adolescenti, come Ralph di Goulding e Anna stessa. Anna è consapevole della sua sorte e Ralph è condannato dal suo più recente passato, ma l’eroina siciliana persiste nella ricerca di un barlume di fiducia per il futuro, se non per sé stessa almeno per il fratellino. Il romanzo passa sei mesi in alto nelle classifiche e sei anni dopo porta Ammaniti sul set come regista per la seconda volta.
Anna: una trasposizione post- pandemia
L’inizio delle riprese per la serie prodotta da Sky Original e Wildside, del gruppo Fremantle, e in co-produzione con ARTE France, The New Life Company e Kwaï combacia con l’ultimo autunno prima dell’avvento della pandemia di Covid-19. Lo scrittore ha avuto modo di ampliare alcune sottotrame, solo accennate nel romanzo come i gemelli Michelini e la Picciridduna, tenendo allo stesso tempo una visione d’insieme più ampia.

Benché la maggior parte delle riprese fosse quasi ultimata con l’arrivo dei lockdown, lavorare con attori giovani, specialmente bambini, richiede una timeline serrata, incompatibile con i periodi d’emergenza. Girata interamente in Sicilia, tra la valle del Belice, Bagheria e Messina, la serie esce nel 2021 e segna l’esordio sul grande schermo per la maggior parte del cast. Un progetto ambizioso e ben riuscito, distribuito anche oltreoceano dal network AMC+.
La transmedialità del libro moderno
La transmedialità, nel mondo dei new media, mette in collegamento diverse realtà. Le trasposizioni cinematografiche dei libri, per esempio, possono apportare un beneficio a tutti i settori della filiera. Questo soprattutto se l’adattamento avviene qualche anno dopo l’edizione trade. L’opera prima, di conseguenza, tramite la trasposizione ritorna in auge, approdando nuovamente sul mercato, a volte in una veste nuova.

Un format in voga al momento è quello del podcast, che ben si presta a trasposizioni da e per opere letterarie. È il caso di La città dei vivi di Nicola Lagioia oppure il processo inverso da audio a libro come Morgana, di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri. Si vive in una realtà transmediale, ricca di contaminazioni e di collaborazioni tra i vari settori dell’entertainment. Anna di Niccolò Ammaniti diventa così un nuovo esempio di transmedialità, dove il libro dà vita a una serie e questa dà nuova luce al libro.
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